Vino d'annata, ben fatto. Questo è uno dei marzemini che - riferendomi all'annata 2021 - rende omaggio a questo vitigno in maniera franca e distintiva attraverso una produzione caratterizzata da rese contenute, maturazione ottimale, senza la pratica dell'appassimento: in grado di presentare il vitigno in tutta la sua essenza. Chiave di lettura molto gradevole.
Si perché Carmelo Grigoletti - attuale conduttore aziendale affiancato dal padre, Bruno - questo vitigno lo custodisce nel cuore. Nel mazzo fornitissimo della sua gamma il marzemino rappresenta un unicum al quale tiene in particolar modo. Anzi vi dirò di più, pochi mesi fa lo ho sentito parlare del suo vino e del vitigno in generale con una passione che per certi versi mi ha emozionato. Pure lui lo era a dire il vero, soprattutto quando ha ascoltato i relatori di una serata dedicata alla varietà descrivere il suo vino al quale riserva tanta tanta dedizione. Perché il marzemino, soprattutto per lui - su questo non vi è alcun dubbio - rappresenta un gran pezzo di storia, tradizione e attualità della Vallagarina, ma sopratutto della sua realtà produttiva con sede a Nomi.
Un vitigno che non ha goduto di grande partnership da parte della stampa di settore, sia locale che nazionale - rispetto ad altri vitigni, peraltro meno tradizionali - ma che spero possa continuare a scrivere, anche dal punto di vista qualitativo, una pagina di tutto rispetto della viticoltura trentina. In questo senso oggi opera un gruppo di produttori che credono fermamente in questo vitigno e al suo legame territoriale. Cito oltre alla famiglia Grigoletti fra i più interessanti - a mio modestissimo parere - quelli prodotti dai giovani fratelli Mattè, Maso Salengo, De Tarczal, Marco Tonini, più a sud la Cadalora, Albino Martinelli, Lorenzo Bongiovanni. Senza dimenticare assolutamente la magia di Eugenio Rosi. Sul piano qualitativo una sociale su tutte svetta: Vivallis. La sociale di Isera infine è altro punto di riferimento per la valorizzazione del vitigno.
Peccato davvero che il consorzio volontario denominato "Consorzio del vino Trentino Marzemino" abbia chiuso i battenti nell'ormai lontano 2002: strumento di confronto, discussione, promozione che probabilmente avrebbe giovato nell'affrontare le sfide attuali. Forse - mi piace prendere spunti da territori limitrofi - una sorta di consorzio, gruppo di lavoro, comitato, potrebbe oggi funzionare, ma essere legato esclusivamente al vitigno, senza passare per denominazioni: per unire anziché dividere.
Ma torniamo al marzemino. Oggi vi è chi lo produce mediante la lavorazione di uve perfettamente mature, chi vi aggiunge qualche percentuale di uve surmature e chi invece utilizza una parte di uve appassite. E poi ancora modalità di affinamento differenti, recipienti differenti. Versioni interessanti, tutte.
La versione di Grigoletti gioca il sorso sull'immediatezza dei sentori e sulla facilità di beva. Cigliegia e ribes segnano il passo fruttato, poi un sentore mentolato fresco, e ancora la classica viola del marzemino. Infine una lieve spezia: accenno di chiodo di garofano. Fresco ma allo stesso tempo in grado di mantenere un buon equilibrio in bocca. Complessità al naso e freschezza al palato, ma non troppa: un bel mix per un marzemino d'annata, didattico. Il prezzo - onestissimo - fa il resto. Siamo attorno ai 10 euro, costo d'acquisto in cantina.
Esempio da seguire per tipologia di interpretazione.
Infine ci preme ricordare come dietro ogni racconto di un vino o di qualsiasi tipo di ragionamento vi sia solo enorme passione. Le markette pubblicitarie le lasciamo fare agli altri.
Michele Zomer
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