Ogni vino ha la sua storia, ogni vino giunge da un territorio, da una filosofia produttiva, da più vitigni o da un solo vitigno. Nel nostro caso per arrivare a parlare del calice in degustazione oggi occorre conoscere più da vicino un vitigno,
Nel mezzo dei più citati vitigni del Piemonte quali nebbiolo, barbera e dolcetto trova spazio nel panorama delle denominazioni d’origine anche il GRIGNOLINO, autoctono a bacca rossa del Monferrato, in particolare del Casalese. Per secoli vino scelto per adornare tavole di re e personaggi di rango nelle corti dei duchi del Monferrato e dei Savoia. Ad inizio del Novecento la sua quotazione era simile a quelle di Barolo e Barbaresco, salvo poi incorrere in una fase poco fortunata. Oggi grazie all’impegno e alla determinazione di un gruppo di produttori sta attraversando una sorta di seconda giovinezza, con alcune versioni in grado di proiettare questo vitigno, e dunque quale importante vino, capace di evolvere nel tempo con stile ed eleganza.
foto: accornerovini.it
Il suo attuale utilizzo è previsto in 7 DOC piemontesi, in 3 delle quali è protagonista assoluto, con percentuali che variano tra l'85 e il 90 % - Grignolino d'Asti, Grignolino del Monferrato Casalese e Piemonte DOC Grignolino – mentre in altre 4 – Colli Tortonesi, Gabiano, Rubino di Cantavenna e Monferrato – è ammesso in percentuali stabilite nella produzione di vini rossi e rosati
L’origine del nome si divide in due distinte teorie: la prima vuole che derivi dall’abbondanza di vinaccioli (“grignole” in dialetto piemontese) all’interno dell’acino, mentre la seconda ipotesi fa riferimento al verbo “grigné”, in piemontese “sorridere”. Per accentuare l'espressione di simil sorriso di chi incontra il suo tannino deciso.
Il vino si presenta spesso di colore rosso rubino, più o meno tenue, al naso dona profumi delicati con note fruttate e di sottobosco spesso accompagnate da caratteristici sentori di pepe bianco. Al palato invece è austero ma raffinato, asciutto per la tipica presenza di tannini. E' riconosciuto nel Monferrato come vitigno ribelle e nobile, selvatico e libero.
In alcuni documentazioni storiche è riconosciuto anche come Berbexinius (1924) e in seguito come Nebieul rosè (1798).
GRIGNOLINO DEL MONFERRATO CASALESE
Bricco del Bosco Vigne Vecchie - VENDEMMIA 2013
Azienda Agricola ACCORNERO <-- (CLICCA PER ACCEDERE AL SITO AZIENDALE)
Come sostiene Ermanno Accornero, Vignale, zona di produzione di questo Grignolino è la capitale, la patria elettiva per questa varietà, autoctona per eccellenza del territorio.
Nel 2006 l’azienda ha avviato un progetto di ri-valorizzazione di questo antico vitigno. Il vino viene selezionato appunto da vecchie piante, in vinificazione le vinacce sono soggette a lunga macerazione, nel rispetto delle tradizioni di un tempo, affinando 30 mesi in botti di legno. A seguito di imbottigliamento il vino sosta ancora due anni prima della messa in commercio.
Un percorso lungo e meticoloso, avvolto da grande passione, che lancia questo prodotto come un proiettile nel tempo.
IL CALICE IN DEGUSTAZIONE
Il naso svela un grande impatto, pungente di assoluto carattere. Emerge da subito una nota vegetale che ricorda il peperone verde associata alla componente fruttata, in particolare ribes ancora croccante e marasca selvatica. Nella complessità emerge un accenno di liquirizia assieme a delicate note balsamiche, in particolare eucalipto. Completa la tavolozza olfattiva un tocco di sottobosco ed una lievissima tostatura. Assaggio sostenuto da immancabile freschezza e tannino nervoso. Colpisce per facilità di beva, nonostante il tenore alcolico di rispetto (14 %). Sembra non finire mai: un nettare piacevole al quale è difficile rinunciare. Il costo (circa 35 euro) è nettamente proporzionato alla qualità del prodotto. Anzi ci viene da pensare, se paragonato ad altri vini di tale importanza, che sia più che onesto (qualcuno dei presenti ne avrebbe fatto volentieri scorta).
L'abbinamento perfetto: spezzatino di manzo con piselli
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