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Cronache di Romagna, Paolo Francesconi

Aggiornamento: 19 feb 2023

L’ultimo viaggio in terra di Romagna è stata l’occasione per far visita a Paolo Francesconi, vignaiolo artigiano che dispensa grande passione a favore della vigna sul primo terrazzamento faentino a circa 85 metri sul livello del mare, lavorando sei etteri di terra per una produzione contenuta, circa 20mila bottiglie. Un substrato di argille rosse, al confine della sottozona Marzeno, la più piccola per dimensione geografica delle 16 menzioni geografiche romagnole, in grado di conferire sapidità e finezza ai suoi vini. Incedibile come nella degustazione partendo dal bianco meno elaborato arrivando al rosso più strutturato, oltre alla mano del vignaiolo, si percepisca chiaramente la firma del sottosuolo.

Mappa dei suoli di Romagna - Sarna: nella zona rossa (4Ba) le argille rosse dei terreni di Paolo Francesconi (le argille rosse rappresentano solo il 3% dei suoli totali della regione Emilia Romagna, una vera nicchia)


Oltre ai suoli particolari vi è un vignaiolo innamorato di tutto quanto lo circonda. In primis emerge l’attenzione verso una tangibile ecosostenibilità: in vigna nessuna concimazione ma utilizzo di leguminosa e altri seminativi per conferire al suolo nutrimento necessario per la produzione. L’appprto di sostanze organiche quindi è esclusività del seminativo, da parecchi anni l’apporto di letame non è più effettuato. I trattamenti in vigneto sono minimi: l’obiettivo è produrre vini di qualità organolettica senza residui, rispettando l’ambiente circostante. L’azienda in tal senso applica le tecniche colturali biodinamiche e biologiche ormai dal 2002, più di vent’anni.

Paolo Francesconi, seppur al momento non si fregi della sottozona Marzeno, è autentica impronta delle diversità di Romagna, valorizzando in maniera intrinseca la sua zona di riferimento, Sarna: fascia pedecollinare caratterizzta da suoli stratificati di argille, calcare e ghiaia di origine fluviale. Questo si traduce, come anticipato brevemente, in vini dotati di accesa sapidità, toni quasi ferrosi e freschezza - caratteristica delle sottozone centrali di Romagna - mai assente.

L'origine delle uve è chiaramente territoriale. La tradizione qui non è mai stata in discussione: trebbiano, albana, sangiovese e centesimino. Completano la gamma aziendale un merlot e un cabernet sauvignon in purezza.

Ci tenevo a segnalare tre vini, uno per tipologia, che a mio avviso staccano il passo - ovviamente in maniera positiva - sul resto della gamma. Il primo è Arcaica 2021, un vino bianco ottenuto da albana in purezza, che fermenta in acciaio con le proprie bucce: un vino macerato. Dorato, dai profumi suadenti, complesso, splendido anche al palato. Colpisce per l’eleganza: in questo sorso il tannino è presente ma delicato, grande pulizia di bocca. Tutta la forza della spessa buccia di albana, ma con garbo. Il secondo è Le Iadi 2017, Romagna Sangiovese Riserva, ottenuto da un vigneto con resa vicina ai 45 quintali per ettaro. Un vino strutturato che affina per circa un anno in barrique non nuove. Paolo decide di proposito di ritardare l’uscita della sua riserva al fine di ottenere un tannino meno ruvido, il tempo si sa lima le durezze del sangiovese romagnolo. Infine citazione di merito per “D’Incanto” 2017, vino dolce da uve Centesimino, vitigno autoctono romagnolo. Le uve dopo la raccolta a mano vengono fatte appassire in cassette per due mesi in fruttaio. Pigiate a metà novembre fermentano in acciaio e sostano almeno un anno in bottiglia. Vino sontuoso. Lunga meditazione. Chapeau Paolo, chapeau.

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